di Lorenzo Parolin[L1/57]
Lascia pure che l’uomo prenda droghe leggere, pillole per fare all’amore, pillole per il buonumore; che gli sportivi forzino la natura con il doping e che gli scienziati superbi mettano indelicatamente le mani sui meccanismi della vita. Lascia pure che l’uomo accumuli per sé, che spenda, spanda e crepi piuttosto che aiutare; lascia pure che la donna scimmiotti l’uomo nel lavoro e abortisca se un figlio le rovina le vacanze o la carriera. Lascia pure che l’omosessuale eserciti, che la coppia si diverta e sazi ogni appetito, che faccia figli in tarda età o non li faccia per niente, che divida la famiglia e disorienti la prole. Lascia pure che gli sfaticati gridino lavoro! lavoro! e ottengano soldi a sbafo, che i sinistrati gridino casa! casa! ma tengano le braccia incrociate e che la sindacateria dia la pensione a tutti senza che se la siano guadagnata. Lascia pure che gli insegnanti si arrendano agli scolari e alle pretese dei loro genitori, che il cittadino diventi consumatore di programmi frivoli, interpelli i maghi, creda agli oroscopi e speri nelle lotterie. Lascia pure che le banche, le assicurazioni e le grosse industrie arricchiscano a dismisura, che i giornalisti e gli operatori della comunicazione manipolino l’informazione, che la pubblicità racconti bugie a fini commerciali e che i preti addolciscano e snaturino il messaggio cristiano illudendosi di renderlo più appetibile. Lascia pure che l’uomo non riconosca alcuna trascendenza, che ritenga Dio un’idea vecchia, adatta a persone deboli ed ignoranti e dichiari la società laica più evoluta e progredita di quella tradizionale. Lascia pure …, tanto, non si sfugge alle conseguenze delle azioni, e già le istituzioni cadono a pezzi, la corruzione viaggia in doppiopetto, la criminalità dilaga, il cittadino ha sfiducia nella politica, la bella gente è piena di problemi e perennemente insoddisfatta; crescono la disoccupazione, la tossicodipendenza, lo stress, il disagio sociale, la solitudine, la noia, le malattie, i suicidi ecc. Niente paura! I governi hanno sùbito pronti i rimedi: aumentano i poliziotti, i giudici, le carceri, i finanzieri, i vigili, gli ospedali, gli psichiatri, i burocrati, le authority, le distrazioni, gli spettacoli ecc. Ma il rimedio è peggiore del male! Niente di nuovo, dice la Storia; già una miriade di civiltà, di ideologie, di imperi, che sembravano ben pensati e ben fondati, sono finiti male. Il benessere materiale era cresciuto, la libertà dei costumi aumentata, gli uomini si erano emancipati dal sacro, avevano scoperto i lumi della ragione, avevano sviluppato nuove teorie sociali, ma proprio all’apice dello splendore dovettero registrare la loro fine. L’Impero Romano non cadde per la forza dei barbari, ma perché, dopo la gloria, si era abbandonato alla corruzione ed era ormai completamente marcio. E di fresco, il Comunismo Sovietico addirittura crollò da solo, perché era esausto. E la Rivoluzione Francese non fu forse provocata dalla degenerazione dei costumi della corte, dei nobili e del clero? E le figlie di quella rivoluzione, le nostre democrazie, non stanno facendo la stessa fine? Chi per un verso e chi per un altro, tutti si trovarono e si trovano alle prese con la stessa confusione che colpì la costruzione dell’antica torre di Babele. In quel caso i problemi erano sorti perché l’uomo aveva confidato troppo nell’uomo e si era scordato di Dio, ma a ben guardare, quel motivo è ricorrente e dura anche ai giorni nostri. Anche Sodoma e Gomorra, dimentiche di Dio, si abbandonarono ad una corruzione gravissima e perirono. Anche gli ebrei, appena tratti dall’Egitto, preferirono il vitello d’oro al loro Dio e vagarono per quarant’anni nel deserto prima di essere di nuovo degni di averlo come alleato. Anche Gerusalemme fu esortata più volte dai profeti ad osservare i comandamenti e per rinsavire dovette trascorrere settant’anni a Babilonia in schiavitù. Nessun regno, impero, principato, califfato, dittatura o repubblica del passato durarono a lungo; tutti snobbarono Dio e tutti furono attaccati e devastati dal medesimo cancro. Fino all’ultimo nessuno volle mai ammettere di aver fatto crescere un tumore, ma il cancro, senza scherzare, aveva lavorato per il becchino. Non è alla moda parlare di Dio e tanti fanno una smorfia quando lo sentono nominare, però Dio vede i ripetuti insuccessi dell’uomo e vuole aiutarlo rivelandogli la verità. Sì, la verità, perché l’uomo è “daltonico” e crede bene ciò che è male e insiste a passare col rosso (che vede verde) e continua a farsi male. Quel “difetto alla vista” fu contratto all’origine, ed ora, senza una guida, l’uso della libertà è pericoloso. Sul Sinai Dio ha dettato il Decalogo, legge che non obbliga nessuno, che non limita la libertà di nessuno, ma che avverte: attento, non fare questo, perché tu credi di ottenere risultati positivi, invece ti farai male. E per mezzo del Nazzareno, Dio ha rivelato la pienezza della verità; ed anche questa non obbliga nessuno, solo consiglia: se ti preme trovare la gioia piena, non perdere tempo in altre cose, applica la legge dell’amore. È fondamentale conoscere la verità, cioè vederci chiaro, perché solo allora si potrà essere veramente liberi di scegliere, diversamente la scelta sarà viziata. “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” dice l’evangelista. (Gv. 8,32) L’uomo che non conosce la verità è come una mosca cieca che si esalta per la potenza delle sue ali: più vola, più si fa male. È come una macchina ad alta tecnologia senza manuale per l’uso: subirà danneggiamenti. È come un malato che, non conoscendo la virulenza della sua malattia, voglia curarsi da solo: peggiorerà le sue condizioni e contagerà anche gli altri. Dopo tutte le guerre tra persone, tra gruppi e tra nazioni che la Storia ci ha raccontato, dopo tutte le insoddisfazioni e i fallimenti registrati sulla propria pelle, dovrebbe essere chiaro che l’uomo è incapace di guidare sé stesso con profitto, e a poco valgono l’intelligenza e l’astuzia personale, e insufficienti sono le leggi elettorali, le costituzioni, i governi e i partiti politici. Ognuno crede di essere più evoluto degli altri ed è sicuro di potercela fare senza ricorrere all’idea debole dell’esistenza di Dio, ma per quanto si perfezioni non raggiungerà mai la sufficienza, perché, per funzionare bene, gli manca qualcosa di fondamentale che è esterno a lui. Se l’uomo è bacato e lo si adopera per costruire una società, si otterrà un baco gigante; se lo si paragona ad un mattone, quel mattone è crudo e la sua fragilità farà crollare ogni grande costruzione. Se l’uomo si approva egoista, così com’è, non ha futuro. L’egoista è uno che strappa e porta a casa ogni erba, anche tenera, dicendo: “Meglio piccola per me che grande per gli altri.” L’altruista invece è uno che semina e pianta. È evidente che il primo sarà attorniato dal deserto e il secondo da un’abbondante vegetazione. Basta cambiare l’atteggiamento degli uomini perché la società migliori. È sufficiente affiancare all’uomo ciò che lo completa, ciò che guida la mosca, che snida il baco; allora, qualunque sia la forma di governo, l’uomo formerà una società sana, anzi, il potere imposto dall’alto sarà superfluo. E se questo “qualcosa” cuoce i mattoni, questi si potranno disporre a piacere e ottenere costruzioni robuste e ardite. L’uomo “vecchio”, unito alla Guida, diventa un uomo “nuovo” capace di prodezze incredibili. Questa guida è la parola di Dio, raccolta dai cristiani in un libro chiamato Sacra Bibbia. Con Gesù Cristo quella parola è anche entrata fisicamente nella storia ed è stata compendiata tutta nei due comandamenti della carità: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la tua mente. Questo è il massimo e primo comandamento. Il secondo, poi, è simile a questo: amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt. 22,37-39). L’uomo nuovo si autocontrolla e per lui diventano superflui i codici, i giudici, i poliziotti, le carceri e i politici, ed è capace inoltre di trovare la felicità. Qui però cominciano le note dolenti, perché l’uomo nuovo deve fare cose esattamente opposte a quelle che fa l’uomo vecchio; deve servire il prossimo ed amare tutti, fossero anche nemici. Chi può avere il coraggio di fare questa scelta e avere la forza di mantenerla? C’è da voler bene al ladro, al caino, al malavitoso e persino al dittatore sanguinario, e lasciare che sia Dio a fare giustizia a tempo debito. Nessuno dovrebbe “comandare” su un altro uomo o su un popolo, nemmeno se fosse delegato dalla maggioranza, perché la legge dell’amore prevede solo servizio e niente comando. Si deve rinunciare ad essere padroncini dal pensiero autonomo e diventare tutti servi, e poiché i comandi della Legge sono chiari, precisi, autorevoli ed efficaci, come quelli di un bravo capitano, per il soldato semplice è una gioia ubbidire. È chiaro che a capo degli organismi sociali ci debbano essere dei dirigenti, ma non dovranno essere loro a candidarsi. Una base attiva e attenta dovrà pregarli affinché si assumano responsabilità, e i designati saranno ben contenti quando verranno sollevati dalle fatiche del servizio. Com’è lontana questa mentalità da quella che hanno i responsabili della nostra società. Essi smaniano di avere i primi posti, non per servire, ma per servirsi; la foga e l’insistenza con cui vogliono occupare il potere, per fare il bene del popolo, dice chiaramente che da quel posto cureranno i loro interessi e imporranno le loro idee. Chi vuol fare del bene non si impone: si propone. D’altra parte non ci si può aspettare niente di diverso da gente che non si appoggia alla Verità; essi, anche mettendo in campo il meglio, essendo insufficienti in partenza, producono ordine insufficiente, cioè disordine, ed essendo mossi dall’egoismo (perché l’altruismo per loro è assurdo), finiscono per lavorare di mascelle fino a che ciascun gruppo si è saziato in proporzione alla sua forza e ogni individuo in funzione del suo grado. Naturalmente tutto alle spalle della povera gente che è la più debole. E non c’è speranza che uomini “vecchi”, con il baco in seno, producano ordine; è già tanto se, usando la forza, eviteranno le guerre e manterranno un ordine parziale che è un disordine stabile. Chi si trovi alle leve del potere trova normale e legittimo contenere e stroncare il prepotente che minacci di prendergli il posto o il ribelle che non accetti le cose così come stanno. Il metodo della forza è il più usato, ma è una scorciatoia che allunga i percorsi, e tutte le vie che sembrano più semplici e più dirette di quella dell’amore portano in vicoli ciechi o sboccano più indietro di dove sono partite, allontanando nel tempo il giorno in cui si possa godere della pace e della gioia. Chi per mantenere il potere e chi per conquistarlo, dominatori e sottomessi (maggioranze e minoranze) non avranno mai un minuto di pace. A meno che non accettino entrambi di eliminare il potere e di vivere tutti alla pari, ma per fare questo bisogna che diventino uomini nuovi. La violenza si neutralizza soltanto smorzandola e assorbendola con l’amore, ogni altro metodo è destinato a fallire, anche se sembra avere momentanee vittorie. E che dire di tutta la cristianeria che siede superbamente in alti scranni a dettar leggi meschine e che usa mezzi indecenti per rimanere saldamente aggrappata alla sedia? Dei cristiani quelli hanno solo il nome, perché, se lo fossero davvero, avrebbero mollato la sedia da un pezzo e starebbero in basso a servire. D’altra parte, con i tempi che corrono, chi applicasse seriamente la legge dell’amore si troverebbe martire in un batter d’occhi, e se il coraggio non ce l’ha non gli si può chiedere di fare l’eroe, però il buon gusto imporrebbe almeno che rinunciasse a chiamarsi cristiano. Una volta capito che il sistema democratico non potrà mai raggiungere la sufficienza, non per questo lo si deve abbattere introducendo il buio dell’anarchia. Si può agire sul sistema in due modi: perfezionandolo il più possibile in modo da limitare da subito le “grandi” violenze, e facendo crescere dal basso uomini “nuovi”, che rendano un servizio più alto dell’attuale politica, e questa scompaia allo stesso modo in cui gli astri della notte tramontano al sorgere del sole. C’è bisogno che ognuno faccia la sua parte affinché l’amore non sia solo l’esercizio del sesso, come si intende oggi, ma si radichi nelle nostre abitudini l’amore evangelico e diventi cultura dominante. Si deve mantenere il dialogo con i sistemi attuali e salvare il progresso buono che c’è in essi, senza con ciò approvarli in toto. Il cristiano, con tutti i suoi limiti, cercherà di essere grano buono, sopporterà la presenza della zizzania, che pur dà fastidio, e non la strapperà, perché sa che la giustizia la farà il Mietitore. Il cristiano contribuirà ad approvare le leggi che promuovono il bene e, di fronte a quelle contrarie al suo credo, spiegherà minuziosamente la sua opposizione, ma al momento del voto uscirà dall’aula per permettere a tutti di essere sempre liberi, anche di fare il male. Se qualcosa gli sta a cuore se la finanzierà senza cercare privilegi (ore di religione nelle scuole); infine si opporrà secondo il suo coraggio ai soprusi del potere, ma non lo farà con la forza o con il terrorismo, bensì con le armi della non violenza, della sopportazione, del dialogo, del servizio e della testimonianza della verità. La via della Legge va dalla parte opposta a dove va il mondo, ma solo là c'è luce; essa passa attraverso la sofferenza, ma solo là c'è gioia.
Che tu sia di destra, di sinistra o di centro e qualunque sia il segno a cui ti abbia spinto il tuo egoismo, fermati! Inverti il tuo passo e va dalla parte opposta. L’altruismo e l’amore costano fatica, ma portano la primavera nel cuore.